di Euromaidan Italy – Kyiv
[Uno sguardo alla propaganda russa nei media italiani]
Come è ovvio (anche se di rado ciò viene adeguatamente valutato) leggere articoli di stampa o vedere servizi televisivi di fatti che si conoscono per esserne stati testimoni è cosa ben diversa da quando si apprendono notizie senza conoscere direttamente gli avvenimenti.. E purtuttavia quando apprendiamo le notizie dai media, ciascuno di noi si fa una opinione, che poi gradualmente diventa convinzione e si radica nella nostra percezione della realtà. Questa semplice osservazione è una regola d’oro per chi lavora su come manipolare l’opinione pubblica, vale a dire per chi si occupa di propaganda politica, il cui obiettivo non è quello informare bensì possedere le opinioni degli altri ed orientarle secondo i propri scopi propagandistici.
Ciò corrisponde esattamente ad una delle tre tattiche messe in atto dal regime russo nell’ambito di una più ampia strategia per il dominio in Ucraina ed Est Europa, uno dei quadranti geopolitici più decisivi per la supremazia energetica e politica a livello mondiale, che vede nell’Italia (e nel semestre italiano per il coordinamento delle politiche economiche europee) uno degli obiettivi di disinformazione più importanti e, al contempo, facilmente gestibili.
L’Italia, in particolare, e l’Europa in generale, attualmente sono bombardate dall’impatto della prima tattica realizzata mediante una campagna di disinformazione strutturata di tale intensità che definirla semplicemente “propaganda” risulta riduttivo e fuorviante. In realtà si tratta di una guerra a livello mediatico tendente ad attenuare l’impatto sociale presso l’opinione pubblica di diversi Paesi europei, delle ingiustizie commesse dal regime russo e, soprattutto, ad evitare eventuali proteste contro i governi che prendono decisioni economiche e politiche a favore di questo regime (come di recente hanno fatto Francia, Germania ed Italia).
La seconda tattica (parallela alla guerra mediatica) è la pressione ed il ricatto economico nei confronti dei governi di questi Paesi Europei, affinchè prendano decisioni favorevoli al regime russo ed attenuino l’isolazionismo politico-economico e la possibilità che vengano applicate nuove sanzioni contro la Russia.
La terza tattica è quella di sostenere militarmente, finanziare e armare il terrorismo secessionista in Ucraina per destabilizzare il fragile equilibrio del Paese nella difficilissima fase storica che questo attraversa, obbligandolo alla guerra, fornendo armi, denaro, intelligence e coperture ai terroristi e poi, di recente, sferrando anche attacchi aerei e di artiglieria pesante contro le Forze Armate, i civili ed il territorio ucraino. L’errore fatale dell’abbattimento di un aereo civile malese, commesso di recente a causa di questa strategia ha cominciato a smascherare del tutto il piano strategico del regime russo, aprendo una nuova fase, probabilmente definitva, di “cambiamento” nelle regole del gioco accettato da molti Paesi europei, e di “consapevolezza” (finalmente) da parte dell’opinione pubblica sonnolenta del Vecchio Continente.Solo adesso, purtroppo al costo altissimo di tantissime vite umane bruciate dal lancio di un missile che doveva uccidere solo ucraini, e colpevolmente tardi rispetto a quanto si sarebbe dovuto fare prima senza attendere anche questa strage (oltre a quella dei manifestanti a Kiev ed a quelle quotidiane di tanti civili nel Donbass), la gente in Europa comincia a rendersi conto che quello che viene scritto dalla maggior parte dei media non corrisponde molto spesso alla realtà.. Una presa di coscienza che costringe finalmente i capi di Stato europei a dismettere la veste ipocrita dell’equidistanza ed a prendere posizioni per combattere i crimini di un regime, come quello russo, che fa da sempre della manipolazione dell’informazione e del fiancheggiamento di terroristi, un’arma imperialista di oppressione, invasione e dominio su altri Stati confinanti in pieno Continente Europeo.
In riferimento esclusivo al primo livello di questa triplice strategia, vale a dire quello della guerra dell’informazione, poniamo di seguito delle domande finalizzate a consentire una seria riflessione sui temi trattati in articoli spacciati per giornalismo, in riferimento alla situazione in Ucraina e, in particolare, nei confornti degli ucraini residenti in Italia, che sono stati impunemente pubblicati dalle testate di importanti gruppi editoriali italiani (insospettabili di qualunque forma di simpatia per i regimi autoritari ed autocratici).
Questi temi corrispondono ai principali motivi conduttori di ciò che è stata definita come “propaganda russa” e che viene costantemente propalata da moltissimi commentatori, giornalisti, blogger, pagine facebook, televisioni online, analisi politiche ed, inoltre, da quelli che dovrebbero essere autorevoli commenti di esperti e scrittori provenienti o conoscitori delle aree geografiche e delle culture politiche in questione e che, come detto sopra, vengono accolti in sedi che tradizionalmente dovrebbero rifuggire da siffatte campagne di odio e spregio per la benchè minima dignità del ruolo dell’informazione. Nei fatti, tutto questo corrisponde ad una vera e propria strategia basata su video, ricoostruzioni giornalistiche, approfomenti storico-culturali e riferimenti ideologici ben definiti ed al contempo molto diffusivi per cogliere i profondi elementi di dissenso, contestazione, anti-americanismo, focolai di neofascismo e/o vetero-comunismo ma, soprattutto, antieuropeismo che fortemente attraversano le società di molti Paesi europei afflitti dalla più grande crisi economico-politica dal dopoguerra.
In base a queste forme di guerra mediatica, l’Ucraina, l’attuale Governo ed il nuovo Presidente della Repubblica ucraino, vengono regolarmente accusati di: essere complici di stragi dei propri cittadini (a Kiev ed Odessa, per non parlare di Donetsk, Luhansk e Mariuopol); di aver derubato il Paese svendendo le proprietà e le risorse energetiche nazionali ad oligarchi stranieri (in particolare americani); dell’incendio della sede dei sindacati avvenuta in Piazza dell’Indipendenza o Maidan a Kiev; di genocidio delle proprie popolazioni ad Est dell’Ucraina; di “golpe” con relativa instaurazione di una “junta” di governo di stampo fascista basato sull’utilizzo di milizie neonaziste che hanno centro nel gruppo dionominato Praviy Sektor (Settore Destro); di agire in combutta con i servizi segreti e finanziatori occulti stranieri (anche per il compimento di stragi); di ufficializzare simboli nazisti e revanchisti di antiche aspirazioni nazionalsocialiste; di apologia di boia nazisti del passato; di dotarsi di ambasciatori sfacciatamente fautori e rappresentanti del golpismo ucraino; di diffondere in Europa ed in Italia, in particolare, forme di xenofobia, odio etnico e rischio di attizzare guerre fratricide nei Paesi europei in cui sono presenti cittadini ucraini, etc.
Ora, di fronte a questo sfoggio di etica dell’informazione e di rigore per la verità e per i riscontri oggettivi dei fatti, sarebbe utile porsi delle questioni per capire quali dei punti citati in questi temi sarebbero attribuibili all’attuale governo o alla situazione politica (peraltro transitoria, in cui si trova l’Ucraina dopo la Rivoluzione di Maidan. Vale a dire:
Quale svendita della proprietà nazionale e a quali oligarchi occidentali? Se non lo scempio che Yanukovich e la sua cricca al soldo di Putin hanno fatto dell’esercito, della sanità, degli accordi sui costi del gas, nella gestione di affari privati sul petrolio condotti dal figlio dello stesso presidente e dall’oligarca 28enne Kurchenko, con la complice copertura del Procuratore Generale Pshonka (fuggito lo stesso giorno di Yanukovich assieme al criminale che presiedeva il Ministero degli Interni Zakarchenko). Altri esempi possono essere reperiti anche per quanto riguarda il monopolio di media e di molte agenzie statali privatizzate nella mani di uno dei principali prestanome di Putin, quale l’oligarca Firtash (poi arrestato dall’FBI). Ovviamente lo stesso Yanukovich faceva affari personali anche con partner occidentali e americani come la Shell, accordi in cui c’era ben poco oltre gli interessi personali dell’ex-presidente… Ed è esattamente questo che Maidan e gli ucraini hanno voluto abbattere…anche se sarà lunga la strada per un autentico cambiamento delle regole.
Quale colpo di grazia all’economia nazionale? A parte il crollo della moneta e del già fragile assetto economico del Paese, dovuto alla disastrosa amministrazione e poi alla rovinosa fuga di Yanukovich a seguito della protesta per la invisa scelta di non aderire al trattato di associazione con l’UE, poi sfociata in rivoluzione a seguito di una durissima repressione da parte di tutte le forze di polizia e squadre speciali antisommossa durata tutto l’inverno e causa di moltissime vittime tra la popolazione civile.
Quale smantellamento dei sindacati provocato da roghi da parte di unità neonaziste? Visto che il palazzo dei sindacati è stato incendiato dai Berkut nel corso del sanguinoso attacco ai manifestanti la notte tra il 18 e 19 febbraio 2014. Dentro c’erano anche ospedali da campo che hanno curato i feriti fino all’ultimo momento (compreso l’attuale ministro della salute che è rimasto ad operare i feriti in emergenza mentre tutto andava in fiamme).
Quale pilotaggio da parte di quali organizzazioni governative avrebbero condotto fantomatici tifosi di calcio ad accendere roghi o quant’altro di simile? Ci si rende conto che al momento dei fatti di cui sta parlando, il governo e le eventuali organizzazioni governative autrici di misfatti erano rette da Azarov e tutto passava per gli ordini diretti di Yanukovich??
Quali genocidi di massa sono stati compiuti? Ci sono delle azioni militari per sottrarre vaste regioni del Paese a dei sobillatori mercenari armati fino ai denti dal regime russo e da diversi oligarchi ucraini (tra cui lo stesso Yanukovick ed il suo amico Akhmetov) che non fanno altro che depredare, assaltare, rapire, ricattare, sottomettere la popolazione…la quale non chiede altro che restare tranquilla, più o meno come viveva prima prima che Putin prendesse di mira la Crimea e tutte le regioni produttive dell’Est Ucraina. Semmai pare strano come mai criminali ed esperti russi di intelligence militare presenti nel Donbas, come Stryelok, Bes ed altri, sfuggano sempre magicamente agli accerchiamenti e continuino a gestire il loro comando sulle varie bande dislocate nel territorio dotati di ogni tipo di rifornimento bellico di provenienza russa (come ampiamente accertato)…
Quale golpe sarebbe avvenuto a Kiev? Qui c’è stata una rivoluzione con decine di migliaia di persone in piazza permanentemente, nessuno dei manifestanti è mai riuscito ad entrare nella zona governativa, tantomeno nei palazzi di governo, perché questi erano presidiati da migliaia di uomini in assetto antisommossa giorno e notte a formare una cintura su tutta l’area, sostenuti poi da centinaia di teppisti armati (fatti arrivare dal Sud e dall’Est Ucraina e pagati dagli oligarchi vicini a Yanukovich) che scorazzavano per il centro seminando distruzione e disordine in combutta con la polizia e le forze speciali. I golpe, come purtroppo ci ha insegnato la Storia sia in Europa che in America Latina, sono dei colpi di stato messi in atto dall’esercito o da forze armate regolari che si impossessano delle sedi tv e governative, sequestrando i capi dell’opposizione e stabilendo un regime di terrore (in pratica molto simile a quello che vige in Russai, con l’unica differenza che lì non c’è stato bisogno di fare uso dell’esercito perché è bastato manipolare risultati elettorali e candidature, esattamente come in Crimea).. Questo golpe a Kiev, gli attenti, eruditi ed obiettivi commentatori della propaganda dove lo hanno visto??
Quale ufficializzazione dei simboli nazisti? Dove l’avrebbero vista questa ufficializzazione i suddetti analisti? Ci sono mai stati a Kiev negli ultimi sei mesi? Se qualcuno volesse proprio parlare, pontificare e denunciare fatti avvenuti in Congo, per esempio, dovrebbe avere la decenza di recarsi personalmente in Congo, non sfoggiare conoscenze che non ha, documentandosi solo su internet e magari foraggiandosi da fonti palesemente e rinomatamente preda della più grande azione di propaganda politica in Europa dopo quella messa a punto da Goebbels nella Germania nazista. Non è infatti un caso che Putin ammiri Goebbels e lo abbia pubblicamente definito “un uomo di talento, che e’ riuscito a raggiungere i traguardi prefissatisi”…. Utilizzando, come gli stessi esecutori di propaganda provano scrivendo queste indecenze, la massima dello stesso Goebbels secondo cui: “quanto più irreale e’ la menzogna, tanto più in fretta la gente la riterrà vera”…
Per quanto riguarda, poi, il simbolo del battaglione Azov, bisognerebbe capire che l’esercito si è appena ricostituito dopo la devastazione mirata effettuata dal governo precedente, e viene affiancato da battaglioni di varia e spesso estemporanea provenienza, giunti dai vari gruppi e sotnie presenti a Maidan, che si fregiano di simboli svariati che non significano poi niente nei fatti o, nella maggior parte dei casi, si rifanno alla simbologia delle antiche tradizioni slave, come quella dei Poljani o agli ordini cavallereschi cosacchi. Inutile aggiungere che la svastica è un simbolo ariano che è presente in tutta la cultura greca e che, peraltro, la stessa Ragione Sicilia, nella Trinacria, adotta una svastica. Diversamente dovremmo mettere sotto accusa tridenti, aquile, fulmini, spade, gladi e tutto l’armamentario dei simboli militari di tutto il mondo.
Nessuno vuole negare qui le propensioni nazionaliste di un popolo, come quello ucraino, che sta difendendo la propria terra, da una invasione e dal terrore indotto da rapimenti, violenze, bombardamenti da oltre frontiera e sovvenzionamenti in denaro ed armamenti a criminali che infestano parte del Paese. Pertanto è vile e strumentale attribuire ad un idiota revanchismo nazionalsocialista, i richiami alle tradizioni ed al patriottismo di un battaglione o di alcuni gruppi che hanno partecipato alle manifestazioni di protesta e adesso si trovano costretti a difendere l’integrità del suolo nazionale con la vita.
Chi farebbe l’apoteosi di Bandera? A parte il tema degli sparuti gruppi di nazionalisti ravvivatisi con l’eco della rivoluzione a cui nessuno fa caso (come dimostrato dal risultato elettorale di Praviy Sektor), per quanto riguarda Bandera, si tratta di un nazionalista ucraino semisconosciuto in Europa che, adesso, è diventato famoso più che altro per l’esaltazione negativa che ne fa la propaganda nel tentativo delirante di volergli attribuire crimini di cui non si mai reso responsabile.
Che boia nazista sarebbe stato Bandera? Chi avrebbe ucciso? Se questi eruditi commentatori conoscessero la storia saprebbero (come molto probabilmente sanno in realtà) che Bandera aveva provato a chiedere aiuto alla Germania nazista vedendoci la possibilità di ricevere sostegno da uno stato forte che poteva rappresentare un’ancora di salvezza per il suo popolo contro i genocidi messi in atto da Stalin con lo sterminio (Holodomor) delle popolazioni rurali dell’Ovest Ucraina (come di altre parti dell’Ucraina e della Russia stessa, allora tutte comprese nell’Unione Sovietica). I nazisti peraltro non erano certo noti allora per i crimini scoperti solo dopo la fine della guerra. Tuttavia Bandera è stato tradito ed rinchiuso in un campo di concentramento dagli stessi nazisti cui si era rivolto dopo neanche 2 settimane dal loro arrivo in Ucraina per poi essere liberato alla fine del conflitto ed ucciso dal KGB per avvelenamento.
Come si fa a definire un ambasciatore, rappresentante del potere golpista, di un golpe che non è mai esistito? In un blog, sorprendentemente pubblicato nel sito de L’Espresso, un commentatore asserisce quanto sopra, come avvenuto all’Università di Catania. Ci si chiede dunque con quale coraggio si possa affermare che un Ambasciatore possa aver gridato in pubblico Viva Bandera (o qualunque altro tipo di personaggio o di apologia in pubblico). Ve lo immaginate un diplomatico che grida in pubblico, soprattutto un ucraino nella complessa fase storico-politica che vive attualmente il suo Paese? Peraltro senza essere udito da nessuno degli attenti giornalisti presenti ma solo dal commentatore di cui sopra, che magari non era neanche presente. E chi sarebbero questi antifascisti catanesi che avrebbero assediato l’Università? Si da il caso che Catania sia sempre stata rinomata per la gioventù neofascista più che per l’esistenza di un fervente movimento antifascista. Ci chiediamo a cosa sia dovuto questo improvviso slancio di sinistra..
Chi porta in Europa xenofobia e razzismo, mascherandolo da democrazia? Se non gli stessi propalatori di queste indecenze cronistiche e storiche? Quando poi molti di questi “commenti” sono doviziosamente corredati di foto generiche di manifestanti neonazisti (magari di San Pietroburgo, Mosca o qualunque altra città europea ammorbata da questo genere di manifestanti) oppure di antiche foto di collaborazionisti ucraini (come se non ne fosse piena la storia di tutti i Pesi europei) per aizzare odio contro gli ucraini (che almeno avevano la giustificazione morale di voler sfuggire a Stalin). Chi aizza l’odio se non la folta schiera di seguaci ciechi delle agenzie di stampa russe che ormai ha invaso i blog ed i commenti su tutta la stampa italiana? Si veda, come esempio unico dei moltissimi casi documentati, la replica della giornalista Roberta Zunini alle minacce (in questo questa autentiche) subite per avere scritto servizi sull’Ucraina con la sola colpa di essersi recata personalmente sul posto prima di scrivere le sue cronache:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/28/ucraina-alle-accuse-di-nazismo-rispondo-con-le-parole-di-pertini/1043090/
Questa moltitudine organizzata di commentatori del falso e della disinformazione continuano da mesi ormai ad asserire verità che sono state comprovatamente distorte dai media russi su fatti accaduti a Mariuopol o ad Odessa, attribuendoli a una delirante collaborazione tra neonazisti locali, agenti del nuovo governo e servizi segreti americani…continua a vedere genocidi e fucilazioni di massa o, di recente, anche crocifissioni di bambini davanti agli occhi dei genitori (come qualche giorno fa riportato da Slovyansk) che sono vere solo nei deliri antiucraini dei media russi (naturalmente le uniche fonti giornalistiche di riferimento per tutti questi propalatori di menzogne). I racconti poi continuano con esecuzioni sui letti di ospedali che, in verità, sono state documentate a Kiev nel corso della rivoluzione ma in quanto perpetrate dai Berkut (che irrompevano negli ospedali dove erano ricoverati i feriti gravi e li arrestavano, in quanto evidentemente presenti agli scontri, staccandoli a forza dagli strumenti di rianimazione per poi abbandonarli in luoghi fuori città a morire)….
Si arriva persino ad asserire con grande sicurezza che il fotografo Andrea Rochelli ed il suo assistente Andrey Mironov siano stati uccisi dagli ucraini…ma ancora una volta ci si chiede con quali prove? Dato che è stato poi riscontrato come siano stati uccisi da colpi di mortaio sparati all’impazzata nella zona in mano ai filorussi mentre le forze ucraine hanno dimostrato che in quel giorno non sono state compiute operazioni con mortai. Quale sarebbe per gli ucraini la motivazione di far fuori un fotografo che era stato presente a documentare anche Maidan assieme allo stesso assistente e interprete Mironov, peraltro noto ex-dissidente antisovietico, attivista e sostenitore dei diritti umani a favore del popolo ceceno e contro lo sterminio compiuto in Cecenia dall’esercito di Putin (motivo per cui era stata uccisa anche la giornalista Anna Politkovskaya, sicuramente non da parte degli ucraini golpisti).
E’ evidente che questi esecutori della disinformazione e della propaganda di regime hanno fatto bene i calcoli, basandosi sull’evidenza di una opinione pubblica italiana tradizionalmente sonnolenta e ideologicamente manipolabile, nonché sulle abitudini di troppi giornalisti che preferiscono attingere alle notizie online per conoscere i fatti, senza doversi recare personalmente sul posto (e questo per evidenti ragioni economiche ma non solo) … Questi calcoli li portano a credere che il primo che alzi la voce con metodo e costanza, argomentando fatti che non esistono, possa far pendere il piatto della bilancia della credibilità dalla parte della menzogna e della disinformazione.
E’ così che gli agenti della disinformazione (comunque si chiamino non meritano neanche la citazione dei nomi) assieme ad una miriade di trolls e replicatori di propaganda preconfezionata fanno scempio, senza alcuna decenza, della cronaca e della storia (sostenendo addirittura l’esistenza di campi di concentramento finanziati dall’UE) nonché del senso di giustizia e del diritto di un popolo di svincolarsi dal giogo che, sin dall’Unione Sovietica di Stalin, la Russia continua a perpetrare su questo Paese.
Ed è, in conclusione, a questo tipo di strategia che fa riferimento il Rappresentante Permanente del Regno Unito presso la NATO, Adam Thomson, nel valutare il livello e la portata dell’informazione sulle politiche di espansione del Cremlino, come un vero e proprio campanello d’allarme per l’Alleanza Atlantica, ed a cui sarà dedicato il vertice NATO che si terrà il prossimo Settembre 2014, che focalizzerà il contrasto alle “nuove tattiche” di guerra. La tesi principale dell’Alleanza sarà incentrata, infatti, su come il conflitto tra Russia e Ucraina mostri chiaramente il ruolo importante che può svolgere la campagna mediatica per ottenere la superiorità in un conflitto militare.